"Da qualche millennio è risaputo che la divinità condanna la prima donna a partorire con dolore. Da qualche millennio si spaccia questa notizia falsa. Non che manchi dolore nel parto, manca invece la malintenzione punitiva della divinità. In quel punto cruciale della storia sacra, da cui prende spunto la faccenda del peccato originale, la parola pronunciata nel giardino dice un'altra cosa.
Dice alla donna che partorirà con sforzo, o fatica, o affanno. Lo dice per constatazione, non per condanna.
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Allora la divinità semplicemente avvisa la donna che partorirà con sforzo. Non avrà più l'agilità di gestazione e parto delle specie animali. Diventerà faccenda sempre più bisognosa di assistenza, fino alla stranezza nostra locale di fare oltre il trenta percento di parti con taglio cesareo.
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Niente condanna al dolore di parto: la parola ebraica «ètzev», e i suoi derivati, vuol dire sforzo, o fatica, o affanno. Non è una mia lettura, una mia interpretazione. La parola «ètzev» ricorre sei volte nella scrittura sacra, quattro volte nel libro Mishlé/Proverbi, (5,10; 10,22; 14,23; 15,1), una volta nei Salmi (127,2) e una volta nel giardino. i riferimenti delle sei volte servono a poter verificare quello che sto per dire: cinque volte i traduttori vari rendono «ètzev» con sforzo, o fatica, o affanno, e una volta lo dirottano e lo traducono dolore. Con deliberata intenzione le traduzioni maschili qui inventano una volontà divina di punire la donna, di caricarle sopra il senso di colpa di un peccato originale da scontare con i dolori di parto. Sono invece una conseguenza meccanica dell'atto di nascita, non un castigo della divinità.
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Niente condanna al dolore di parto: la parola ebraica «ètzev», e i suoi derivati, vuol dire sforzo, o fatica, o affanno. Non è una mia lettura, una mia interpretazione. La parola «ètzev» ricorre sei volte nella scrittura sacra, quattro volte nel libro Mishlé/Proverbi, (5,10; 10,22; 14,23; 15,1), una volta nei Salmi (127,2) e una volta nel giardino. i riferimenti delle sei volte servono a poter verificare quello che sto per dire: cinque volte i traduttori vari rendono «ètzev» con sforzo, o fatica, o affanno, e una volta lo dirottano e lo traducono dolore. Con deliberata intenzione le traduzioni maschili qui inventano una volontà divina di punire la donna, di caricarle sopra il senso di colpa di un peccato originale da scontare con i dolori di parto. Sono invece una conseguenza meccanica dell'atto di nascita, non un castigo della divinità.
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Mi basta sapere che non c'è volontà divina di punire quella prima donna, vertice di perfezione, con un maligno dolore. Mi basta sapere che il dito/grilletto puntato dai pulpiti, tu donna partorirai con dolore, è scarico, senza mandante."
Tratto da "Le sante dello scandalo" di Erri De Luca, ed. Giuntina.
Mi piace questo film e la musica bellissima di Armand Amar che accompagna una nascita in armonia...
RispondiEliminaho spulciato fra i tuoi post e li trovo assolutamente carini! Mille ciao!
RispondiEliminaTatiana: ...e il brano di Erri non è da meno!
RispondiEliminaElisabetta: ma mille grazie!!!!!