Finalmente io e Il Puzzolo abbiamo cominciato un corso di musica che ho atteso come la telefonata di un boyfriend a 15 anni! L'insegnante è specializzata nella Music Learning Theory di Edwin E. Gordon e l'ho inseguita come una vera stalker*!!
Niente solfeggio e niente pentagramma, solo musica musica musica!!!
Prima di raccontarvi la nostra esperienza, però, vorrei postare un'intervista che ho realizzato qualche mese fa ad Andrea Apostoli, Presidente dell'AIGAM, che ringrazio di cuore per il tempo che mi ha dedicato. Chi meglio di lui (solo il Professor Gordon) per introdurre l'argomento...
1) Di cosa si occupa esattamente la vostra Associazione e a chi si rivolge?
Ci occupiamo principalmente di formazione (insegnanti, musicisti, educatori) e poi di corsi per lo sviluppo della musicalità nel bambino dall’età neonatale in poi. L’AIGAM è un ente accreditato alla formazione da parte del Ministero della Pubblica Istruzione ed è l’unica associazione riconosciuta ufficialmente da Gordon in Italia per l’insegnamento della sua Teoria dell’apprendimento musicale. L’AIGAM ha anche un’attività scientifica di ricerca e organizzazione di congressi e convegni in tema di apprendimento musicale, e una bella attività editoriale in collaborazione con Edizioni Curci di Milano con l’uscita di numerosi libri rivolti sia a genitori che agli insegnanti e persino ai bambini, ai quali sono dedicati i tre libri della serie "Ma che musica!"**.
2) Qual è l’obiettivo dell’AIGAM? E quale la differenza tra i corsi che proponete e un qualunque corso di musica per bambini?
L’obiettivo dell’AIGAM è la divulgazione, la promozione e lo sviluppo della Teoria dell’apprendimento musicale di Gordon in Italia. Una teoria sviluppata da Gordon dopo anni e anni di ricerca empirica e osservativa da cui deriva una pratica educativa e didattica. Parlando di peculiarità dei nostri corsi, uno dei primi aspetti è la precocità nell’avvicinamento della musica al bambino, non con l’intento di creare dei piccoli geni ma perché Gordon ha fatto importanti studi sull’attitudine musicale andando a scoprire che è innata e non direttamente ereditaria. Non ereditiamo la musicalità dai nostri genitori ed è invece importantissimo l’ambiente in cui il bambino cresce nei primi anni di vita (il potenziale di apprendimento della musica è in sviluppo fino ai 9 anni, poi va scemando). Così come per il linguaggio, come diceva Maria Montessori, esistono questi periodi sensitivi, durante i quali il bambino è particolarmente predisposto all’apprendimento dei linguaggi (i linguisti parlano di finestre di apprendimento, i neurofisiologi parlano di periodi critici).
Il secondo aspetto potrei sintetizzarlo con il fatto che l’AIGAM non fa saggi! Non è la prestazione del bambino che ci interessa ma l’assorbimento da parte sua della sintassi musicale, attraverso un approccio che non è mai intrattenimento e animazione ma comunicazione attraverso la musica con il bambino. Nei nostri corsi i bambini si muovono, sono liberi, giocano, vengono guidati dall’insegnante a fare attività educative ludiche con la musica. Pochissime parole (addirittura fino ai tre anni non si parla mai), melodie e ritmi senza parole che non sono “per bambini”, brevi sì ma complessi e vari, in modo da poter fare assorbire al bambino la sintassi musicale come assorbe quella linguistica, per intero. Come nell’apprendimento del linguaggio non viene semplificata la lingua, così facciamo nella musica.
Un altro importante aspetto, una novità, è il ruolo del movimento. Generalmente al movimento viene richiesto di essere descrittivo della musica, si chiede, cioè, ai bambini di descrivere col corpo alcuni aspetti della musica (salta su questo ritmo, batti le manine...), per Gordon, invece, il movimento ha una funzione percettiva, è un sesto senso, è apprendimento. Per cui si tratta di un movimento spontaneo che l’adulto rispecchia e contestualizza ma che parte dal bambino.
3) In che modo viene proposta la musica ai bambini e quali sono i corsi che offrite?
I Corsi di Musica per bambini che proponiamo sono essenzialmente tre:
- Musicainfasce 0-36 mesi
- Sviluppo della musicalità 3-5 anni
- Alfabeto della Musica da 6 anni in su
I primi tre anni di vita del bambino sono i più importanti per lo sviluppo della sua attitudine musicale e costituiscono una finestra di apprendimento irripetibile per l’acquisizione del linguaggio musicale. Il Corso di Musicainfasce è il primo e importantissimo passo per iniziare un percorso di apprendimento musicale che porterà il bambino a comprendere e amare la musica.
Il 2° corso costituisce la prosecuzione ideale di Musicainfasce ma può anche essere il primo momento di avvicinamento alla musica per i bambini di tre, quattro e cinque anni, età in cui nel bambino cominciano a prendere forma importanti competenze musicali. Si lavorerà in gruppo con il rispetto dei diversi ritmi di apprendimento dei singoli bambini e senza spingerli alla prestazione e alla performance.
Il Corso costituisce anche un’ottima base per un successivo avvicinamento al coro e allo strumento.
Il Corso costituisce anche un’ottima base per un successivo avvicinamento al coro e allo strumento.
A partire dai 6 anni, l’allievo è guidato nello sviluppo della propria Audiation, la capacità di pensare musicalmente, e nel percorso di conoscenza degli elementi di base dell’armonia e della sintassi musicale, imparando a riconoscere i modi, le funzioni armoniche e i tempi usuali e inusuali. Il percorso di apprendimento proposto associa allo sviluppo dell’audiation, l’acquisizione di competenze relative all’uso della tastiera, all’esecuzione e all’improvvisazione.
4) La vostra Associazione si rivolge anche alle donne in gravidanza, in che modo?
L’obiettivo è quello di offrire un ulteriore canale di relazione prenatale fra mamma e bambino. Il bambino sente già a fine quarto/inizio quinto mese di gravidanza i suoni con il suo orecchio. Prima li percepisce come vibrazioni sulla sua pelle nel liquido amniotico, e quindi noi lavoriamo con la mamma cercando di favorire la consapevolezza che il bambino è in ascolto, che il bambino reagisce ai suoni e che l’apprendimento musicale, ma anche linguistico, inizia in età fetale. Durante i nostri corsi di preparazione al parto, quindi, lavoriamo facendo cantare e muovere le mamme. Poi ci sono i concerti di musica in attesa, svolti in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e poi il quarto libro “Ma che musica in dolce attesa” con un CD di musiche molto adatte ad essere ascoltate durante la gravidanza, delle frasi scritte da me sul tema della gravidanza, dove cerco di riflettere sui vari aspetti che una donna affronta durante questo periodo in un modo non didascalico, non pedante, e delle illustrazioni molto belle di Maria Grazia Orlandini.
5) Nel malaugurato caso in cui non ci fosse una sede dell’AIGAM nella propria città, i genitori possono “sostituirsi” ai docenti?
Non direi che possono sostituirsi ma possono senz’altro fare un lavoro che i docenti non possono fare (questo discorso vale anche per le educatrici di asili nido, insegnanti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria, ecc.): voi potete fare un lavoro continuo, giornaliero, e potete lavorare sull’ascolto. È fondamentale, nella prima infanzia, ascoltare musica d’arte! Ascoltare brani che sono selezionati secondo questi criteri: brevità (in quanto la concentrazione dei bambini è altissima, maggiore di quella degli adulti come profondità, ma è molto più breve. Un bambino si ri-concentra continuamente su nuovi oggetti, su nuovi stimoli. Non direi che si distrae, un bambino molto piccolo, come diceva Maria Montessori, sembra sempre che lavori, non è mai distratto ma concentrato su qualcos’altro da quello che invece io vorrei proporgli); varietà, complessità, ripetizione (perché il bambino ha bisogno di sentire più volte) e silenzio. Il silenzio è importantissimo (ed è sempre più assente nelle nostre vite: televisore acceso, ventilatore, traffico, ecc.), è il luogo dell’ascolto.
Spesso mi sento dire: “Ah, noi facciamo ascoltare musica ai bambini tutto il giorno, in macchina, a casa...” Io dico sempre che tutto fa rima con niente. Se io ho lo stereo acceso tutto il giorno finisco per non ascoltarlo. Il cervello umano è un organo pigro, a detta dei neurologi stessi, quando uno stimolo si ripete continuamente senza che questo comporti una necessità di adattamento nella persona, o di messa in sicurezza o di variazione del proprio comportamento, ma è uno stimolo che continua, dopo un po’ il nostro cervello non lo considera più importante da ascoltare e letteralmente non viene più sentito (come chi vive in campagna e va a dormire in città e non riesce a dormire per il rumore e viceversa). L’idea è di far ascoltare la musica vera ai bambini. Non imparano a parlare attraverso filastrocche, non imparano la musica, non imparano a comprendere la sintassi della musica attraverso le canzoncine. Non siamo contrari alle canzoncine ma non sono utili allo scopo, non fanno apprendere il linguaggio musicale ai bambini, nell’età in cui è fondamentale che lo apprendano per poi comprenderlo da più grandi e quindi apprezzare la musica anche complessa. Quindi sia a scuola che a casa ascoltare, ascoltare insieme. L’ascolto è un fatto relazionale nella prima infanzia. Ricordiamoci sempre che un bambino, quando c’è un estraneo, un fatto nuovo, quando cade, la prima cosa che fa è guardare negli occhi della mamma o del papà, cerca il loro sguardo per interpretare quello che gli è successo. Quindi un ascolto virtuoso è un ascolto fatto insieme con una mamma o un papà (o un’educatrice) che gode della musica che ascolta, che chiude gli occhi, che ondeggia, in modo che il bambino possa sentire che quel linguaggio è importante, affettivamente importante. Quindi non parlerei di sostituzione ma potete ugualmente fare un lavoro molto importante, anche se non siete dei musicisti.
Spesso mi sento dire: “Ah, noi facciamo ascoltare musica ai bambini tutto il giorno, in macchina, a casa...” Io dico sempre che tutto fa rima con niente. Se io ho lo stereo acceso tutto il giorno finisco per non ascoltarlo. Il cervello umano è un organo pigro, a detta dei neurologi stessi, quando uno stimolo si ripete continuamente senza che questo comporti una necessità di adattamento nella persona, o di messa in sicurezza o di variazione del proprio comportamento, ma è uno stimolo che continua, dopo un po’ il nostro cervello non lo considera più importante da ascoltare e letteralmente non viene più sentito (come chi vive in campagna e va a dormire in città e non riesce a dormire per il rumore e viceversa). L’idea è di far ascoltare la musica vera ai bambini. Non imparano a parlare attraverso filastrocche, non imparano la musica, non imparano a comprendere la sintassi della musica attraverso le canzoncine. Non siamo contrari alle canzoncine ma non sono utili allo scopo, non fanno apprendere il linguaggio musicale ai bambini, nell’età in cui è fondamentale che lo apprendano per poi comprenderlo da più grandi e quindi apprezzare la musica anche complessa. Quindi sia a scuola che a casa ascoltare, ascoltare insieme. L’ascolto è un fatto relazionale nella prima infanzia. Ricordiamoci sempre che un bambino, quando c’è un estraneo, un fatto nuovo, quando cade, la prima cosa che fa è guardare negli occhi della mamma o del papà, cerca il loro sguardo per interpretare quello che gli è successo. Quindi un ascolto virtuoso è un ascolto fatto insieme con una mamma o un papà (o un’educatrice) che gode della musica che ascolta, che chiude gli occhi, che ondeggia, in modo che il bambino possa sentire che quel linguaggio è importante, affettivamente importante. Quindi non parlerei di sostituzione ma potete ugualmente fare un lavoro molto importante, anche se non siete dei musicisti.
6) Quali consigli si sente di dare, quindi, a chi vorrebbe fornire una simile opportunità ai propri figli, pur non avendo alcuna competenza in ambito musicale?
L’ascolto potrebbe anche sfociare in occasioni di ascolto dal vivo (noi organizziamo concerti con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, concerti adatti, concerti veri). Non importa se dopo mezz’ora il bambino si è stancato e dovrete uscire, non dite che peccato! ma che fortuna che abbiamo potuto godere di quella mezz’ora! Portarli, dopo il concerto o durante l’intervallo, dietro il palcoscenico a vedere gli strumenti, a vedere chi ha suonato. E, se siete intonati, cantate per il vostro bambino!***
*Di questo argomento ha parlato - molto bene - anche Bruna qui.
*Di questo argomento ha parlato - molto bene - anche Bruna qui.
***A questo proposito, vi suggerisco il bellissimo Ascolta con lui, canta per lui di Andrea Apostoli e Edwin E. Gordon, Edizioni Curci. Il testo si rivolge ai genitori che non sono in possesso di specifiche competenze musicali e contiene un CD con alcuni brani proposti per l'ascolto e altri che possono facilmente essere memorizzati dai genitori e dai bambini stessi, in modo da creare quella comunicazione relazionale e musicale tanto raccomandata da Gordon.
Alla prossima!!
Ciao carissima,
RispondiEliminaio non ho ancora bimbi ma questa iniziativa è davvero interessante!
Fai molto bene a portarci il tuo bimbo!
Buona domenica!